“Dentro di noi ci sono tante parti, che hanno volontà, idee, pensieri ed emozioni proprie.”
Se è un po’ che leggi quello che scrivo o che mi conosci, di sicuro ti sarà capitato di sentirmi dire questa frase almeno una volta!
Ebbene sì, la dico di nuovo. Perché una volta capito questo è come se cadesse un velo davanti agli occhi per cui la realtà e la nostra vita assumono un aspetto tutto nuovo.
Quando ho capito la prima volta cosa significava veramente, mi si è aperto tutto uno spiraglio di comprensione di ciò che vivevo, delle mie relazioni con gli altri, del modo in cui vedevo me stessa e delle cose che non riuscivo a capire di me, tutto nuovo.
Cosa significa dunque questa frase?
Ti faccio un esempio, perché credo sia il modo migliore per comprendere. Uno degli ultimi lavori che sto facendo per la mia crescita personale (che è un percorso, mai un punto di arrivo…) riguarda la facilità o la difficoltà con cui comunico il mio lavoro agli altri. In particolare spesso mi capita di avere pensieri che sono attribuibili a quella che sui social viene definita come “sindrome dell’impostore”.
Hai presente quelle frasi nella testa che ti ripetono “ma chi sei tu, rispetto agli altri?”, “sicuramente tante altre persone ne sanno più di te”, “conviene star zitta per non fare brutta figura”, “e se poi non sei capace?”… etc.
Queste frasi, dentro la mia testa, si palesano spesso quando sono di fronte alla pagina bianca e mi trovo a dover scrivere un nuovo articolo oppure a raccontare qualcosa del mio lavoro.
Ho imparato però che questo “impostore” che c’è dentro di me non sono IO, o per meglio dire, non sono “tutta” io. E’ una parte di me (in psicosintesi si chiamano sub-personalità ma possiamo chiamarla “parte” che va bene lo stesso), che è nata (che io ho fatto nascere) per proteggermi dalle figuracce. E’ una parte che mi vuole mettere in guardia, che mi tiene all’erta per evitare errori, che mi fa domandare cento volte se quello che ho scritto è tutto giusto, prima di pubblicarlo.
Solo che a volte prende il sopravvento. Quando la voce dell’Impostore si fa troppo insistente mi blocca. Mi fa sentire talmente insicura da dubitare del mio valore, da pensare di non essere abbastanza brava per dire effettivamente qualcosa di sensato. Passa dall’essere “difensore” della mia immagine contro le brutte figure, all’essere ostacolo per il mio lavoro. Invece che aiutarmi mi debilita.
Questo succede quando mi identifico con la mia “impostora”. Penso come lei, agisco come lei, provo le stesse sue emozioni.
La Maestrina
Tempo fa ho conosciuto però un’altra parte che abita da anni dentro di me. L’ho chiamata “La Maestrina”. E’ quella parte un po’ secchiona che mi faceva andare bene a scuola, essere curiosa e imparare tanto. La stessa parte che adora “spiegare” le cose agli altri, che se la cava abbastanza bene con le parole e che mi dà sicurezza. Anche lei ovviamente ha degli aspetti “noiosi” quando prende il sopravvento (o meglio, quando io mi identifico con lei, dimenticando tutto il resto). Quali sono? Beh… a volte mi fa essere pesante.
Immaginami al bar con gli amici, tutti si divertono, il clima è leggero, poi qualcuno fa una domanda e il Piero Angela che è in me parte con la prolissa spiegazione della psiche umana, dagli albori ad oggi… Divertente eh? No… dopo un paio di volte non lo è più.
Parti, parti e ancora parti
Ti ci rivedi fin qui? Beh… queste ovviamente sono solo due delle mie parti, ma ne ho molte altre. Tu inizi a vedere le tue? (Piccolo spoiler, ne abbiamo tutti, tante)
La parte bella è che quando inizi a conoscerle bene, ci fai amicizia. E le puoi “usare” a tuo vantaggio. Ad esempio quando mi accorgo che l’Impostore sta prendendo troppo spazio e mi sta impedendo di esprimermi liberamente, vado a bussare alla porta della maestrina. Ormai la conosco così bene che so come fare. Cambia proprio il mio atteggiamento, il mio tono di voce, persino la postura. Come un attore in teatro, “divento” quella parte e le chiedo aiuto. Lei ha le qualità che mi servono per esprimere concetti in modo chiaro, per avere la sicurezza e la voce giusta per scrivere i miei pensieri e il coraggio di condividerli.
Ho capito che queste due parti sono ai poli opposti della mia personalità e se riesco a non identificarmi né con una né con l’altra, ma a stare alla giusta distanza fra le due, le vedo meglio, le uso meglio e non gli lascio lo spazio per ingigantirsi e diventare ingombranti.
Ma cosa c’entra con l’essere mamma?
Beh, cara mia, le mamme sono accomunate da una gigante, prorompente, ultra ingombrante “parte”. Quella appunto della “mamma”. No, non è uguale per tutte, ognuna ha la sua, ovviamente. La mia parte “mamma” non è uguale alla tua, né uguale a quella di mia madre, della mia amica, di mia suocera etc.
Ma una cosa in comune ce l’hanno: diventa ingombrante.
Per la nostra parte “mamma” è ancora più facile prendere il sopravvento, perché le cose da fare come madre sono veramente tante, è un lavoro no-stop. Non smettiamo mai di essere genitori, anche quando non siamo con i nostri figli, pensiamo a loro, organizziamo le nostre giornate in loro funzione, etc.
Quali sono i vantaggi di questa parte (cioè il motivo per cui è nata)? Beh, ovviamente per fare del nostro meglio nel crescere i nostri figli. Ma la parte “pesante” è che tende a sovrastare tutte le altre. E’ come se mettesse in “stand-by” tutte le altre parti che sono dentro di noi. Ci identifichiamo così tanto che pensiamo di essere “mamma” sempre. Non più una donna che è anche figlia, amica, moglie o compagna, lavoratrice, curiosa, divertente, etc. Tutto messo da parte. Ci sentiamo e ci comportiamo SOLO come “mamma”. Ciascuna a suo modo ovviamente (come dicevo… la mia “parte mamma” non è uguale alla tua etc.).
Ricreiamo un modello, il nostro personale, ma lo facciamo come se fosse l’unica cosa che c’è dentro di noi. E invece… c’è tutto un mondo di “parti” che abita dentro e che aspetta solo che bussiamo alla loro porta per chiedere aiuto.
Quali sono le “parti” che vedi con più facilità? Com’è la tua “parte mamma”? Per quali aspetti la senti pesante? Condividilo nei commenti… grazie!