Se sei mamma Google lo sa. E lo sanno sicuramente anche Instagram, Pinterest e chi più ne ha più ne metta. Avrai fatto, una volta, l’errore irreversibile di cercare qualche idea sulla culla migliore da acquistare o ti sarai soffermata più del dovuto, complice forse uno sconquasso ormonale che ti ha resa un po’ più sensibile del solito, a guardare il video di una mamma col pancione, che subito tutte le tue bacheche si sono riempite di immagini di gravidanza, allattamento, fuffose guanciotte rosee e piedini mordicchiosi.
La parte “dolce” della maternità è facile da mettere in mostra. Case perfette, di solito dai toni chiari, con camerette per il bambino o la bambina. Tutto ordinato e pulito, niente macchie di rigurgito, tutto impeccabile. Madri felici, sorridenti e serene. Capelli perfetti, abiti perfetti, fisici perfetti.
La mia casa non era così nemmeno prima della maternità, sicuramente non lo è stata dopo.
Cosa non è la maternità
Facile. La maternità non è perfezione.
La maternità è imprevisti, disastri (o disastrofi come dice mio figlio), pavimenti macchiati, giochi sparsi sul pavimento e muri colorati col pennarello. La maternità sono le tazze della colazione ancora nel lavello e sono le 7 di sera. La maternità sono i panni da due giorni nell’asciugatrice, che ormai hanno non solo la forma ma anche la rigidità di un unico blocco immobile di tessuto. La maternità sono i pannolini sporchi, i bavaglini che anche se li lavi restano comunque ingialliti, le tette sempre al vento e i capelli unti.
Una mamma reale ha addosso la tuta da 3 giorni, ininterrottamente, giorno e notte, perché non ha ancora avuto tempo di farsi una doccia. Le mamme reali le riconosci perché perdono la pazienza, a volte sorridono, certo, ma sono momenti rari. Per lo più hanno il volto stanco di chi ha dormito 8 ore… negli ultimi 4 giorni. Una mamma reale non si piace, perché difficilmente si riconosce. Non ha il corpo che aveva prima. Ha mal di schiena. Non si è truccata. Si vede invecchiata.
Una mamma reale non è perfetta: è meravigliosa. Nella sua imperfezione.
E anche se a Pinterest o Instagram queste mamme imperfette, in case imperfette, con figli imperfetti piacciono poco, sono quelle che io preferisco, perché sono vere. Siamo vere.
Cosa non ci dicono: COMPLOTTOH
Il fatto è che questa parte della maternità spesso non viene raccontata, o al massimo viene minimizzata. Lo si butta sul ridere, ci si fa dell’ironia sopra. Se hai la fortuna di avere delle amiche che hanno avuto figli prima di te, ti avranno raccontato magari quanto è stato difficile (e lo è ancora), di quanto si sono sentite inadeguate o inesperte. Avranno fatto qualche battuta per sdrammatizzare e via. Perché raccontare queste difficoltà quotidiane è difficile, è come ammettere “mi sono sbagliata”. Noi tutte pensiamo in qualche modo di essere forti, inarrestabili, o comunque qualcosa di molto simile e quando ci troviamo di fronte ad un impegno così pasticciosamente grande non vogliamo cedere terreno. Con le amiche non ammetteremmo mai che non siamo in grado di gestire tutto questo: “sei sempre stata formidabile, sul lavoro e tutto il resto, non ti farai mica buttare a terra da un bebè!”.
Se non se ne parla abbastanza
Se non si mostra la maternità per quello che realmente è, un percorso difficile e imprevisto, non gli si dà la giusta attenzione. Non fraintendete, di maternità si parla tantissimo, ma non nel modo giusto. Non si dà l’aiuto necessario alle donne in questa fase! E non intendo il consiglio giusto per il passeggino numero uno, come crede Google, o la crema antismagliature perfetta per rimetterti in forma. Io desidero che le donne, diventate madri, abbiano un supporto psicologico di routine, come si fa per il bilancio di salute del neonato. Desidero una società in cui le donne non siano da sole a prendersi cura del bambino, ma supportate da un welfare organizzato, che consenta loro di essere autonome, avere spazi e momenti privati, sostegno economico e la possibilità di rientrare al lavoro in maniera agevolata quando e se lo desiderano.
Questo non può avvenire se continuiamo a nascondere la vera natura della maternità dietro a meravigliose foto perfette e irreali.
Cosa posso fare per te?
Sì, ma qual è l’utilità per te di leggere questo articolo (che lo ammetto, fino a qui è stato un po’ uno sfogo personale)? Bè, voglio dirti qualcosa di utile: lascia perdere l’idealismo e accogli questa imperfezione.
Quando non ero ancora madre e incontravo amiche o parenti con figli, una delle cose che mi capitava di fare (e chiedo scusa a chiunque si sia sentita offesa o giudicata all’epoca, ora comprendo) era dire fra me e me “quando sarò mamma io non farò MAI una cosa del genere”, oppure “quando avrò dei figli non rinuncerò a queste cose”.
Il mio idealismo mi rendeva un po’ cieca e abbastanza supponente. Oggi so che le parole “MAI” e “SEMPRE” quando si parla di figli non hanno proprio senso. Perché io non sono la madre che avevo deciso di essere. Sono la madre che riesco ad essere, al meglio delle mie capacità (ma non sempre, a volte anche mediocre). Ma va bene così. Faccio errori, chiedo scusa (il più delle volte), perdo la pazienza e non faccio giochi montessoriani (o quasi masi e quando li faccio in genere poi mi ritrovo a raccogliere fagioli in ogni angolo della casa).
Non sono la madre che avevo deciso di essere semplicemente perché quella madre non esiste. Ma ancora più importante, io sono prima di tutto me stessa, ancora prima di essere madre. E questa cosa è così importante da comprendere che se sei arrivata a leggere fin qui, ne è valsa la pena!